STORIA
La Necropoli Longobarda
Pieve di Santa Maria Maggiore
A Tramonti di Sotto merita di essere visitata la Pieve di Santa Maria Maggiore, splendido esempio di edificio sacro della fine del Quattrocento, costruito su di una struttura preesistente. La chiesa conserva nell’antico coro, la cui volta è interamente affrescata, uno dei più interessanti cicli di affreschi della montagna pordenonese, attribuiti a Gianpietro da Spilimbergo e databili agli inizi del XVI° secolo.
La struttura è composta da piccole volte a vela, suddivise da costoloni che creano delle forme romboidali. Nell’abside, dietro l’altare maggiore, si può notare ed apprezzare la pregevole Crocifissione con, sullo sfondo, raffigurati i tre paesi della Val Tramontina.
Inoltre si possono ammirare la balaustra con quattro angioletti reggicandele, opera dei noti tagliapietra medunesi, nonché, in una nicchia laterale, le tre statue dei santi recuperate recentemente dall’antica chiesetta di Pàlcoda (borgata abbandonata negli anni Venti).
Note storiche:
La Pieve di Santa Maria Maggiore di Tramonti di Sotto è collocata su di un pianoro sopraelevato facilmente accessibile, quasi al centro della Val Tramontina ed è la chiesa più antica e quindi “matrice” delle altre chiese della Valle.
Le data di costruzione e consacrazione non sono note, ma, come riporta lo storico E. Degani in La Diocesi di Concordia, questa chiesa “costituita probabilmente durante l’invasione degli Ungari (X°secolo) dalla gente rifugiata entro il canale del Meduno, era già Parrocchia nel 1186”, come ricorda la bolla di papa Urbano III. Sotto la pavimentazione dell’attuale edificio si può supporre che vi siano le fondazioni dell’antica pieve dell’XI o XII secolo. La struttura dell’attuale Pieve è goticheggiante anche se si notano altri stili dovuti a interventi posteriori e si suppone sia stata costruita nel 1500.
La Pieve è circondata da un sagrato recintato che anticamente era utilizzato come cimitero; alle spalle del coro, a poche decine di metri di distanza, sorge il cimitero. La facciata esterna è semplice: un portale architravato ed un occhio circolare centrale sono gli unici ornamenti, sulla destra si eleva il campanile che invade parzialmente la navata.
La cella campanaria si presenta con monofore arcuate a tutto sesto ai quattro lati, e nella parte superiore un tiburio ottagonale cieco. L’interno si apre ad una sola navata rettangolare lunga mt. 15,60 e larga ml .9,00 con tre contrafforti ad arco acuto trasversali eretti nel 1660 circa in seguito ad una eccezionale nevicata che fece crollare il tetto. Il pavimento è stato costruito nel 1950; il precedente era in pietra, dono di don Basilio Miniutti, originario della borgata di Movada, sommersa dal lago di Redona, come riporta la scritta tra il primo ed il secondo contrafforte a desta. Il valore artistico della Pieve è dovuto in particolare al coro interamente affrescato. La struttura è composta da piccole volte a vela, suddivise da costoloni che creano delle forme romboidali. Il ciclo degli affreschi, restaurato nel 1953 da Gino Marchetot di Grado e, dopo il terremoto del 1976, dal pittore Giancarlo Magri, è attribuito a Gianpietro da Spilimbergo, della scuola Tolmezzina e si presume possano essere stati eseguiti ai primi del XVI secolo (1528-1530). Nell’arco trionfale in alto sono rappresentate l’Annunciazione ed il sacrificio di Caino e nella parte inferiore dodici figure di profeti e patriarchi. Nelle vele aderenti le finestre appaiono gli apostoli, abbinati secondo vincolo di parentela o comunanza di missione. Al di sotto di questi sono raffigurate delle sante martiri con l’emblema del martirio; al centro capeggiano i quattro grandi dottori della Chiesa Occidentale: San Girolamo, Sant’Agostino, Sant’Ambrogio (o San Giovanni Grisostomo) e San Gregorio Magno. Al disotto di queste figure troviamo i simboli dei quattro Evangelisti. Nella parte centrale della volta è raffigurato Cristo Re che incorona la Vergine Assunta. Nell’abside, dietro l’altare maggiore, troviamo la pregevole Crocifissione con, sullo sfondo, i tre paesi della Val Tramontina. Negli angoli, ai lati delle due finestre, oblunghe a sesto acuto con vetri intarsiati, si notano quattro medaglioni raffiguranti i volti dei probabili donatori dell’opera. L’altare maggiore, che domina per la sua ampiezza il coro, fu costruito nel 1692 dall’allora pievano Deiure, come risulta da un’iscrizione sottostante il tabernacolo. Il tabernacolo, finemente lavorato e decorato con intarsi marmorei, è sorretto da sei colonnine con capitelli corinzi che sorreggono una cupola. Nel 1741 l’altare fu arricchito da tre statue in marmo bianco: l’Assunta al centro ed ai lati San Giuseppe e Santa Maria Maddalena, opere dello scultore G.B. Bettini di Portogruaro. Ai lati destro e sinistro del coro due porte danno l’accesso alle due sacrestie. L’altare laterale sinistro è dedicato alla Madonna, e accoglie la statua lignea dell’Assunta, patrona del paese, acquistata ad Ortisei nel 1927 in sostituzione di una più antica dell’Immacolata Concezione. In passato l’altare era dedicato a San Rocco. L’altare laterale destro, è attualmente dedicato a Sant’Antonio da Padova e conserva la statua lignea del Santo. Nel 1800 questo altare era dedicato a San Giovanni Battista. La balaustra in pietra che delimita il coro, denota lo stile della scuola del Pilacorte e viene attribuita a scalpellini di Meduno, mentre i quattro angioletti portacandele sono attribuiti a Carlo Da Corona (1520 circa). Il battistero in pietra ha il fusto decorato a palmette, la coppa con scannellature a calice di fiore, baccelli e squame con sovrapposte le insegne del vescovo di allora Antonio Felletto (1455-1488). La pila dell’acqua santa ha un fusto del 1500 e un’ampia coppa del 1700. La sacrestia è fornita di un antico cantarano (mobile con cassetti) in legno di noce intarsiato che risale al 1690 circa e sul lato sinistro del coro è collocata la cattedra in legno di noce, con colorazioni policrome, che risale al 1500. Il terremoto del 1976, come altri nel passato, ha fortemente danneggiato le strutture della Pieve e del campanile. Il sapiente e lungo intervento della Soprintendenza Regionale alle Belle Arti, con iniezioni di cemento e micropali, ha dato all’edificio sicurezza statica ed i restauri hanno ridato l’antico splendore agli affreschi ed alle sculture di questo storico edificio sacro. I lavori, iniziati nel 1979, sono stati inaugurati il 5 maggio 1984 dal vescovo Abramo Freschi. La Patrona del paese è l’Assunta che si commemora con grandi festeggiamenti il 15 agosto di ogni anno; mentre il 7 ottobre si celebra la Madonna del Rosario.
Chiesa di Sant'Antonio Abate
A Tramonti di Mezzo si trova la chiesa di Sant’Antonio Abate nella quale vi sono statue bronzee di Luigi Strazzabosco ed altre opere moderne come la Via Crucis di G. Magris. Notevole l’aspetto esterno della chiesa con pietra a vista, il sagrato di recente restauro e il nuovo campanile, ricostruito come il precedente dopo il sisma del 1976 grazie alla generosità di un imprenditore originario del luogo.
NOTE STORICHE:
La chiesa che sorge in mezzo al paese, è circondata da un bel sagrato, parte in acciottolato e parte a prato, che a sua volta è delimitato da un muro di cinta in pietra. Non è nota la data di erezione di questo edificio, ma è documentata la data della sua consacrazione: 1760. È certo poi che prima dell’attuale vi sorgesse un luogo di culto più antico visitato dal Vescovo mons. Nores nel 1584. Tra il 1844 e il 1888 la chiesa fu allungata fino all’allineamento della facciata con il campanile che in precedenza era staccato dall’edificio. La chiesa, prima cappellania e dopo curazia, è sempre stata soggetta alla Pieve di Tramonti di Sotto fino al 1902 quando, dopo lunghe lamentele e richieste da parte della popolazione locale, ottenne la completa autonomia da Tramonti di Sotto. L’esterno della chiesa è caratterizzato dalla presenza delle pietre “fugate” risultato questo del sapiente restauro effettuato dalla Soprintendenza alle Belle Arti in seguito ai danni causati dal terremoto del 1976. Il cimitero si trova lontano dalla chiesa a nord del paese sul lato sinistro della strada comunale per Tramonti di Sopra. L’interno è ad unica navata rettangolare con l’antico pavimento in pietra; spiccano sopra l’altare maggiore, costruito nel 1853, le statue della Crocifissione: si tratta di tre statue in bronzo, il Crocifisso e ai lati la Vergine e San Giovanni Evangelista, opera del padovano Luigi Strazzabosco, collocate negli anni settanta con qualche modifica all’altare maggiore. La principale è stata lo stacco dell’altare dalla parte sovrastante per permettere che il celebrante sia rivolto verso il popolo e non, come in passato, che celebrava mostrando le spalle ai fedeli. L’altare laterale sinistro, è dedicato alla Madonna del Carmine e lì è collocata la statua della Vergine che fu acquistata nel 1935 ad Ortisei (Val Gardena) in sostituzione della precedente che è una Madonna vestita e seduta. Quest’immagine attualmente si trova nel capitello di fronte al cimitero e risale al 1859. Fu eseguita da Fra’ Felice da Padova (al secolo G. A. Dell’Osta da Lucca), come documentato da un piccolo foglietto trovato in una foro della testa del Bambino Gesù scritto dall’autore e ritrovato durante il restauro della statua nel 1978. Da ricordare che questo altare, prima del terremoto del 1976, era ulteriormente impreziosito da due statue in legno colorato di vernice bianca e dorata di Sant’Antonio abate, titolare della chiesa, e da Sant’Ermacora. Queste due singolari statue assieme ad una similare di San Gabriele, che prima della collocazione della Crocifissione del Strazzabosco, ornavano l’altare maggiore, sono attualmente conservate presso il Museo Diocesano di Arte Sacra a Pordenone. L’altare laterale destro è dedicato a Sant’Antonio da Padova ed è opera del XVII secolo. A metà della navata in una nicchia è posta la statua di Santa Lucia che regge in una mano la spada e nell’altra un piatto con gli occhi, mentre di fronte sulla parete destra troviamo la statua del Sacro Cuore. Alle pareti laterali infine sono visibili i quadri della Via Crucis, opera dell’artista pordenonese Giancarlo Magri. Da notare le due acquasantiere in pietra: una sul fondo sinistro della chiesa con fusto e coppa lavorati ed una a muro vicino alla porta laterale destra che ha incisa la data 1691. In sacrestia l’armadio intarsiato del XVII secolo è considerato un’importante testimonianza dell’artigianato locale dell’epoca. Il terremoto del 1976 ha fortemente danneggiato la struttura della chiesa ed il campanile è stato demolito. La lunga opera di restauro, oltre come già detto a togliere gli intonaci esterni che hanno ridato all’edificio lo splendore di un tempo, ha consolidato le strutture e dato freschezza e pulizia agli interni. L’inaugurazione e la riapertura al culto è avvenuta il 21 gennaio 1990 con una solenne cerimonia alla presenza del vescovo di Concordia-Pordenone Sennen Corrà. Il campanile è stato ricostruito con le stesse misure e fattezze del precedente grazie al generoso finanziamento del sig. Duilio Ferroli, originario di Tramonti di Mezzo ed esponente della famiglia delle industrie internazionali Ferroli con sede centrale nel Veronese. Il campanile è stato inaugurato il 12 luglio 1998: una piccola lapide marmorea all’esterno del campanile ricorda questi fatti ed il generoso gesto del sig. Ferroli. Lo stesso ha finanziato pure la sistemazione del sagrato e del muro di cinta che rendono l’insieme armonioso e bello. Il Patrono del paese è Sant’Antonio Abate che si commemora il 17 gennaio. Invece il 16 luglio si festeggia la Madonna del Carmine ed infine il 13 dicembre Santa Lucia. Queste varie ricorrenze religiose, la bellezza e la cura della chiesa, del campanile e del suo sagrato, sono la chiara testimonianza della profonda religiosità degli abitanti di Tramonti di Mezzo.